Laboratorio permanente di filosofia della musica

 

                                                        

    

 




                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          



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Passavamo leggeri

- l'ascolto 'analgesico' -

 

Progetto per la realizzazione di un laboratorio permanente sulle relazioni tra musica e filosofia

(a cura di Sebastiano Giacobello)

Premessa

E' sempre interessante e significativo quanto possa emergere da quei territori che chiamiamo isole, e come questa connotazione sia stata in genere accolta nei termini di un sinonimo punitivo: isolamento. Sono totalmente convinto dell'energia positiva che sottende l'isola e, proprio per questo, ho titolato il progetto Passavamo leggeri, quasi a voler parafrasare il titolo del libro di un grande della letteratura del Novecento, Sergio Atzeni. In Passavamo sulla terra leggeri è racchiuso il senso di una parola che non definisce transitivamente un contenuto artificiale, linguisticamente ordinario, ma il suo potere evocativo intrude la memoria 'orale' più profonda per poi riplasmarla e raccontarla nella dinamica alogica, timbrica e vibrante della contemporaneità, dove il 'dato', seppur sorto nell'isola, nel suo simbolizzare si confonde con il mondo.

L'antichità 'profonda' della terra sarda, affascinante percorso psicoanalitico di un attraversare, di un solcare 'passando sulla terra leggeri', è ciò che costituisce nella realizzazione artistica contemporanea la simbolizzazione energica e rappresentativa dell'attuale. Antico e contemporaneo, facce della stessa medaglia, creativamente si prospettano nel movimento della loro stessa interazione, cercando la differenza nella ripetizione al di là di confini cronologici. Dunque, sistemi musicali sempre più intrecciati e speculari in virtù di forme udibili; un modo di disporsi e porsi che va al di là di un unico osservatorio.

 

In questa breve premessa - prendendo spunto dal luogo, dal territorio nel quale agiamo, testimonianza di una secolare eredità - è possibile intuire quanto il progetto voglia esprimere con 'sguardo' filosofico: un 'ascolto altro'.

La musica deve essere ascoltata... Una tautologia, penserebbe il 'senso comune'. Ma è legittimo dubitarne, data la maniera in cui il suono è sottomesso allo sfruttamento commerciale, al mercato, senza la minima distanza critica.


Progetto

 

Quanto qui proposto è motivato dall'esperienza sviluppata, da laureandi e laureati, in connessione con le attività di studio e di laboratorio intraprese durante lo svolgimento dei corsi di Filosofia della Musica (Triennio e Biennio) nel Conservatorio di Cagliari.

Gli argomenti, dei quali si vuole trattare concretamente, sono soprattutto le relazioni tra musica e filosofia, i rapporti tra la musica e la storia delle idee. Con lo scopo di favorire la comunicazione e lo scambio di esperienze di ricerca tra studenti e studiosi, ma anche, e soprattutto, al fine di 'aprirsi' a un più vasto pubblico nei modi dell'alta divulgazione. Infatti, quello che qui si vuole sottolineare - proprio e in relazione alla valenza laboratoriale e all'impegno in una riflessione permanente nell'ambito della filosofia della musica - è il rapporto con il territorio. Necessariamente il confrontarsi con un pubblico più vasto coincide con una 'deterritorializzazione' del proprio agire, un agire che può e deve essere responsabilmente più autentico per 'risuonare', in definitiva, con il territorio stesso.

 

Come si può dedurre, dunque, il progetto, la cui attività sperimentale richiede di essere luogo di una 'riflessione permanente', abbisogna di una estensione di tempo pluriennale, laddove l'attività progettuale, proprio per il suo carattere sperimentale auspica dunque, in prospettiva futura e in base all'esito della prima sperimentazione, di allargare la propria sfera di intervento. Essa prevede un rapporto di comunicazione/scambio tra studenti, studiosi, compositori, pubblico e, più specificatamente, pubblico scolare, attraverso incontri i quali comprendano interventi su argomenti diversi (qui elencati come possibili esempi):

 

-che cos'è la musica?

-spazialità e temporalità in musica;

-rapporti tra filosofia e teoria della musica;

-psicologia e filosofia nell'analisi musicale,

-la musica e le altre arti;

-filosofia implicata nella musica del XX secolo fino ai giorni nostri;

-Unheimlich nella musica del Novecento indagata attraverso la lettura proposta dalla filosofia;

-sessioni di ascolto di musica antica, moderna o contemporanea con esecutori e/o compositori;

-argomenti relativi alle culture musicali non-occidentali;

-filosofia della musica in forma di favola per bambini in età scolare;

-incontri di 'alta' divulgazione aperti al pubblico;

-etc.


Attività progettuale 2017-2018

 

L'ascolto 'analgesico'

 

Al momento, causa la già detta 'sperimentalità' del progetto, è possibile prevedere una tipologia di intervento relativa soltanto all'anno accademico 2017/2018.

Essa prevede:

1-costituzione di un gruppo operativo e di supporto al progetto formato da studenti del Triennio e del Biennio ;

2-progettazione di un ciclo di circa sette incontri organizzati e ideati dal referente del progetto in collaborazione con il gruppo operativo di studenti;

3-Work in progress dello spazio web editoriale Laboratorio permanente di Filosofia in gestione con il gruppo operativo di studenti nel quale raccontare i risultati raggiunti, ma con spazio, via via, anche per commenti, riflessioni e quant'altro il web permetta in termini di operatività.

 

Il punto 2 è comunque quello che si pone come centrale riguardo allo sviluppo del progetto inteso come pluriennale. Infatti, l'argomento in esso proposto si pone come atto centrale e formativo della riflessione che fino a oggi ho condotto con gli studenti di Filosofia della Musica. Ma anche come punto di partenza per una ricerca 'permanente', che potrebbe segnare un primo passo organico e di discussione con il quale elaborare in futuro incontri con personalità di rilievo internazionale nell'ambito della filosofia contemporanea. Basterebbe pensare, per fare alcuni esempi, a filosofi come Pier Aldo Rovatti, direttore e curatore presso la Scuola di Filosofia di Trieste del Laboratorio di Filosofia Contemporanea. Oppure ad Enrica Lisciani-Petrini, docente di Filosofia Teoretica ed Estetica Musicale presso l'Università degli studi di Salerno. Ed è a quest'ultima che affido, citandola, il tema fondamentale di riflessione per il 'laboratorio permanente di filosofia della musica' (2017/18) che ho titolato L'ascolto 'analgesico':

 

«Abitualmente pensiamo l'ascolto: 1) come un processo sonoro che avviene tra “soggetti”, che “intendono” (nel doppio senso del termine: che ascoltano e capiscono) e così “costituiscono” [...] un “senso”; 2) mettendo in atto un complesso meccanismo acustico e soprattutto intellettuale, per il quale siamo noi che ad un concerto o in un dialogo, in base a schemi intellettuali e culturali codificati [...] comprendiamo, “intendiamo” gli “oggetti” sonori (suoni o parole) che arrivano alle nostre orecchie [...]; 3) sicché la voce, i suoni risultano essere solo gli involucri – i tramiti – di contenuti semantici e/o storici rivolti alla mente.

Tutto questo significa, andando alla sostanza, che la parola, la voce, il suono e l'ascolto costituiscono un processo intellettualisticamente precostituito, preconfezionato: che si tratti di una musica o di un discorso, noi già possediamo gli schemi che ci consentono di afferrare, catturare quanto udiamo in una griglia di senso prefissata. Domanda: questo processo descrive veramente quello che accade, quando parliamo, cantiamo o suoniamo – e ascoltiamo? O non ci troviamo piuttosto di fronte ad una ricostruzione astratta, intellettualistica – nonché antropocentrica – funzionale ad un certo quadro culturale centrato sul primato della ragione e della mente (ossia dell'uomo), che non coglie le dinamiche profonde, originarie della parola e dell'ascolto, non restituisce la complessità e la problematicità stratificata di tali processi?».

S. G.



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Data di ultima modifica: 20/05/2019